Autodisciplina: le cose cambiano se le cambi tu

Autodisciplina: le cose cambiano se le cambi tu



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Alzatacce e uova crude

Quando penso a film che raccontano efficacemente temi come forza di volontà e autodisciplina, mi viene in mente la saga di Rocky. Ma attenzione, non penso a nessun training montage esaltante con musica Anni Ottanta. Non penso a nessun allenamento mostruoso nella neve, né alle maratone sulla spiaggia, né alle carcasse di animali prese a cazzotti.

C’è una scena che racconta ancora meglio il potere della forza di volontà. Ed è il piano sequenza in Rocky 1 quando lui viene destato da una fastidiosa sveglia, alle 4 del mattino. Si mette a sedere. Congela nel momento esatto in cui sposta le coperte. Rimane qualche secondo seduto a bordo del letto e probabilmente impreca mentalmente. Probabilmente si chiede cose come “ma chi me lo fa fare?”. E sicuramente, ogni atomo del suo corpo lo implora di tornare a letto e dormire ancora qualche ora. Eppure Rocky si alza. Si trascina in cucina. La stessa luce del frigo gli trafigge gli occhi. A quel punto manda giù cinque uova crude. Questa scena - se non fosse per le ben note uova - non sarebbe fra le più memorabili della saga. Eppure è cruciale. Ci mostra una sostanziale differenza fra motivazione e autodisciplina. La motivazione è quella cosa che - riempiendoci di entusiasmo ed energie irresistibili - ci spinge ad alzarci dal letto alle quattro del mattino. Ad alzarci perché non vediamo l’ora di farlo. La motivazione non va instillata: c’è e ci sostiene senza farci pesare nulla, senza farci fare il minimo sforzo. Grandioso, no? Ma la motivazione non basta mai come carburante per i nostri progetti. La motivazione spesso si esaurisce presto, o sparisce coi primi ostacoli. La cosa che davvero ci fa vincere il match della vita è, invece, la forza di volontà. L’autodisciplina. Ovvero quella spinta che ti porta ad agire a prescindere da quanto siamo motivati. A prescindere da quanto tu sia entusiasta quel giorno. Che ti porta a seguire comportamenti lodevoli che hai reso standard. Che ti porta ad agire sulla base di una forma mentis che tu stesso hai creato.

Che ti porta a tirarti su all’alba e mangiare uova crude anche se, palesemente, l’unica cosa che vorresti fare è dormire ancora.

Le “atomiche abitudini” dell’autodisciplina

Sul tema dell’autodisciplina, un testo sicuramente interessante è Piccole abitudini per grandi cambiamenti di James Clear. Titolo originale: Atomic Habits. Parlando di benessere personale e automiglioramento, James Clear ci fa capire che ogni azione che compiamo nella nostra giornata è uno step in più che ci avvicina alla persona che vorremmo essere, o ci allontana. Clear è molto esplicito: noi, nella vita, non ci eleviamo all’altezza in cui sono i nostri goal. Ma scendiamo al livello in cui si trovano i nostri automatismi. Per meglio dire: i nostri sogni contano fino a un certo punto. Alla fine è il nostro sistema di abitudini giornaliere (fatto anche di vizi o pigrizie) che condiziona fortemente chi siamo oggi e chi saremo domani.

Noi concordiamo molto su questo punto: effettivamente l’automiglioramento si basa su abitudini quotidiane. Abitudini che sono “atomiche” nel momento in cui ci rendono molto più simili alla persona che vorremmo essere. Per raggiungere i grandi cambiamenti della vita, dobbiamo partire da piccoli miglioramenti. Come mai piccoli miglioramenti? Perché dividere il nostro goal in azioni semplici e quotidiane farà sì che noi possiamo radicalizzare la nostra crescita. Cambiare, come dicevamo, la forma mentis. Avere piccoli step vorrà dire avere azioni immediate, semplici da riconoscere e non troppo impossibili da attuare. La logica dei piccoli step ci consente di raggiungere traguardi ogni giorno, e quindi crescere ogni giorno davvero.

Ma in tutto questo come si collegano le uova di Rocky e l’autodisciplina? Ebbene, viene da sé che per rispettare la nostra tabella di marcia di piccoli miglioramenti e abitudini atomiche, dobbiamo essere… disciplinati.

Non è facile farlo. Lo sappiamo bene. Tutti noi abbiamo aneddoti di un progetto che abbiamo abbandonato. Potrebbe essere una dieta, o un nuovo strumento musicale che volevamo imparare a suonare. Ma non colpevolizzarti: la sfida maggiore per l’autodisciplina è nel fatto che manca di gratificazione istantanea. Clear lo dice benissimo: le buone abitudini non hanno reward immediate. Eppure quello che piace al nostro corpo sono proprio le reward immediate. Un cammino disciplinato - fatto di abitudini buone ed atomiche - necessita di pazienza. Il cammino avrà periodi di stallo e frustrazioni. E periodi futuri di miglioramento esponenziale, che però dobbiamo avere la pazienza di attivare.

Una prima chiave è proprio rendere gratificante il percorso. Come puoi riuscirci? Setta piccoli goal giornalieri. Mappa i graduali progressi che fai. Questo è già un sistema di reward importante. Se ami condividere sui social le tue avventure, racconta e mostra agli altri il progresso che stai vivendo attraverso storie periodiche. Oppure fai così: i soldi che risparmi per aver rinunciato a un vizio, investili ogni giorno in un progetto che ti piace. Fosse anche una vacanza.

La motivazione, lo dicevamo, non ha bisogno di spinte. Esiste e ci fa da propulsione. La forza di volontà ha bisogno di gratificazioni che ci fanno capire che la strada, pur se faticosa, è quella giusta. Ma alla fine a sostenerci davvero non è la motivazione. Bensì proprio la forza di volontà.

Consigli pratici di autodisciplina

  1. Non lavorare sulle tue abitudini ma sulla tua identità. Anche questo primo consiglio è tratto dal testo di Clear. Clear spiega che la differenza fra chi ha successo e chi fallisce è la seguente: fallirai se ti imponi di voler raggiungere qualcosa. Riuscirai se provi a diventare qualcosa. La differenza fondamentale è capire che l’autodisciplina è la chiave non già per svolgere attività faticose (pur se salutari) ogni giorno. Ma è la chiave per essere veramente chi dovremmo essere. Quindi lavora sulla tua identità. Se dunque vuoi decidere di rifiutare una sigaretta, non pensarti come “una persona che non può accettare una sigaretta”. Pensa a te stesso come un “non fumatore”. Questo cambia tutto. Se vuoi migliorare fisicamente, non importi di andare a correre quando non ne hai voglia. Ma pensa a te stesso come un atleta, e pensa a come un atleta dovrebbe vivere e quali scelte dovrebbe fare, quale cultura dovrebbe avere. Pensa a te stesso in modo diverso. Se vuoi finalmente impararlo, quel benedetto strumento, pensa a te stesso come a un musicista.
  2. Ricorda a te stesso perché stai lavorando così duramente. L’autodisciplina può diventare una tortura se ci imponiamo solo di rispettare una scaletta di abitudini (pur se atomiche) senza pensare al grande disegno. Visualizza sempre il goal che vuoi raggiungere. Anzi, collegato al punto di prima: visualizza la persona che vuoi diventare. Cerca di studiare la storia di persone che hanno raggiunto grandi risultati nel campo che li appassionava. Quelle persone che credevano in una visione e hanno lavorato per renderla reale. Vedrai che molti eventi hanno sfidato la loro motivazione, ma che la forza di volontà li ha sempre fatti continuare. Spielberg ebbe la motivazione stroncata dai rifiuti che ricevette dalla University of Southern California’s School of Cinematic Arts. Ma sapeva bene chi voleva diventare. E, anche se demoralizzato, continuò a lavorare per raggiungere quella visione pur se meno motivato. Questa è autodisciplina.
  3. Trova una routine sostenibile. Il punto non è andare in esaurimento totale dopo il primo mese. Non serve passare da una vita in pantofole a sei giorni di palestra a settimana. Costruisci la tua routine in modo che sia smart e raggiungibile.
  4. Sii consapevole che il disagio si può allenare. Il disagio è qualcosa che ti accompagnerà sempre durante le tue giornate. Lo stesso disagio provato da Rocky alla sola idea di dover mettere quelle uova in pancia. Solo la motivazione ci toglie il disagio. Ma l’autodisciplina ha bisogno di confrontarsi con il disagio. Ebbene, sappi che il disagio è come un muscolo. Si può allenare! Tutto questo grazie allo splendido dono evolutivo della neuroplasticità. Il cervello e le sue interconnessioni si modificano costantemente nel corso della nostra vita. Il nostro cervello si stupisce di fronte ai cambiamenti, ma poi si adatta di fronte alle sfide della vita. E cambia. Ci fa crescere, ci fa migliorare. Il cervello decifra gli stimoli esterni e riesce pian piano a fronteggiarli, a trasformarli in routine. Ecco perché parliamo di allenare il disagio. Oggi proverai fastidio alla sola idea di dover fare quella ripetizione di addominali. Di dover mangiare quel piatto senza carboidrati. Di dover fare quella doccia fredda. Ma se vinci quel disagio oggi, il cervello plastico inizierà ad associare la sensazione spiacevole alla ricompensa che ne seguirà: ovvero appunto la crescita, il miglioramento. Dunque, se vinci quel disagio oggi, domani permarrà ma sarà molto più tenue. E alla fine scomparirà.
  5. Perdonati. L’ultimo consiglio è quello di non essere troppo severo con te stesso. Ormai lo sai, noi non crediamo nelle routine massacranti. Non crediamo nei martiri. E non crediamo in quella filosofia che ti dice che devi essere una macchina da guerra, impermeabile allo sgarro. Se vuoi iniziare ad avere buone abitudini - e portarle avanti con disciplina - parti dal perdonarti per essere stato troppo a lungo in una zona dove non sei cresciuto, o sei peggiorato. La tua vita non poteva andare altrimenti, ora congratulati per aver anche solo deciso di migliorare. Non demonizzare gli sgarri o i momenti di relax, o le cadute. Cerca solo di capire quali attività o vizi ti danno piacere immediato ma non ti fanno crescere. Evita le false promesse di felicità di alcuni comportamenti. Comprendi cosa è davvero nutriente per te e cosa ti rende felice davvero, sul lungo termine.

Consiglio pratico: Effettua un project pre-mortem

Il consiglio pratico, sponsorizzato anche da Clear, è quello di effettuare un project pre-portem.

Immagina il progetto in cui vuoi buttarti, animato dall’autodisciplina. Immaginalo chiaramente. E ora fai un salto temporale. Immagina che, a sei mesi da oggi, il progetto sia fallito. Per esempio il progetto è “voglio mettermi a dieta”. Il pre-mortem è “sono passati sei mesi, e ho abbandonato il nuovo stile alimentare”.

Immaginando questo scenario nefasto, sarà tuo compito fare un percorso a ritroso e capire tutti gli eventi che hanno causato il fallimento. Visualizzare il fallimento ti permetterà di scomporlo, di capire tutti quei comportamenti che possono portarti a questo futuro scenario negativo. Così da anticiparli ed evitarli.

Figurarti un fallimento ti farà capire come evitarlo. O magari - se col passare dei mesi non si presenterà nessun ostacolo che avevi prefigurato - ti farà capire che quelle che consideri barriere in realtà non lo sono. E che molto dipende da te. Dalla tua forza di volontà.

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Danilo Lapegna

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